il grillo parlante
GVu > 09/05/12
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GIAPPONE… TERRA DI SAMURAI, GEISHE e NINJA
Samurai. Termine giapponese derivato dal verbo samurau che vuol dire “essere al servizio di”, indicava i soldati che, nel Giappone fino all’XI secolo, facevano la guardia al palazzo dell’imperatore. In epoca feudale era definito samurai chi si dedicava al mestiere delle armi. Mercenari, di nobile nascita, che difendevano i territori di facoltosi proprietari terrieri. Il continuo imperversare di guerre (dal XII al XIX secolo), che aveva di fatto trasformato il Giappone in una società guerriera, rese la casta dei samurai sempre più potente, dominante e leggendaria. Si contraddistinse per un sistema di valori ed ideali, influenzati dalle filosofie indiane e cinesi, che prese il nome di Bushido… cioè “la via del guerriero”. Un rigido codice d’onore e di condotta che, con le sue norme di gentilezza, audacia, lealtà, altruismo e fedeltà al proprio signore, ricorda i principi cavallereschi dei cavalieri medievali in Occidente.
Suicidio (harakiri), vendetta (kataki-uchi), autocontrollo e mancanza di cavalleria verso le donne erano le caratteristiche principali del Bushido. Più che saper vincere il vero guerriero samurai doveva saper morire. Il Bushido non riguardava solo l’arte della guerra, era soprattutto un percorso di conoscenza interiore.
Quando nel 1869 venne abolita la feudalità in Giappone i samurai vennero a far parte della nobiltà, divennero funzionari statali, amministratori e uomini di cultura.
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Armatura Musei Reali (Torino)
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L’armatura fu donata dall’imperatore del Giappone Meiji a Vittorio Emanuele nel 1869 in seguito al trattato di amicizia e commercio tra il Regno d’Italia e l’impero giapponese. Nel catalogo dell’Armeria del 1890 l’armatura viene descritta come “guerriero giapponese, a piedi, armato di tutto punto”.
Utilizzato per lo scontro a piedi, l’equipaggiamento protettivo, presenta diverse parti: elmo, maschera, spallacci, bracciali, corazza, pantaloni, cosciale, schiniere, copripiede, sandali infradito. Questa struttura difensiva, che permette una elevata mobilità, è costituita da diversi materiali: rame, cuoio, argento, oro, acciaio, legno, pelle ecc.
Armatura che è un chiaro segno dell’appartenenza del samurai ad uno status sociale molto elevato.
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Il samurai aveva con sé due spade appese alla cintola, quella lunga o katana e quella corta o wakizashi.
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Sempre a Torino, precisamente al MAO (Museo di Arte Orientale), troviamo esposto un particolare elmo samurai nero e tenebroso. Sembra che tale modello abbia ispirato “la maschera” di Dart Fener, che in Guerre stellari rappresenta il lato oscuro della forza.
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L’abbigliamento tradizionale con cui si pratica il kendo (arte marziale giapponese) invece ispirò la realizzazione dell’abito di Fener.
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Altra curiosità. Sembra che le spade laser dei cavalieri Jedi in Star Wars, siano state ispirate all’impugnatura su cui si innestava il flash di una vecchia macchina fotografica.
Graflex 3 Cell Flash
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Curiosità.
Elmo… Kabuto
Kabuto è anche…
- Un personaggio dei Pokemon;
- un personaggio della serie anime e manga Naruto;
- il nome di una montagna giapponese;
- il nome di un personaggio dei videogiochi “Alex Kidd in Shinobi World” e “Shinobido: Way of the Ninja”;
- personaggio presente in “Il grande Mazinga” e “Mazinga”.
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Immagini estrapolate da un catalogo, presenti nel libro intitolato “The art of the samurai”, di una mostra organizzata al Metropolitan di New York.
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La leggenda dei 47 samurai (Ronin).
Probabilmente il racconto più famoso della storia del Giappone.
Un signore feudale di nome Asano Naganori, in seguito ad intrighi di palazzo, viene costretto dallo Shogun a compiere il suicidio rituale giapponese (harakiri). I suoi 321 samurai diventano quindi ronin, cioè samurai senza padrone. Lo Shogun proibisce loro azioni di vendetta e gli ordina di disperdersi nel Paese. I 47 ronin più fedeli, uniti da un patto di sangue, giurano di vendicare Asano Naganori. Dopo due anni di calma apparente si presentano al cospetto della persona responsabile della morte del loro padrone. Lo uccidono e portano la testa alla tomba di Asano. Si dirigono poi dallo Shogun coscienti di aver disobbedito ad un suo ordine e compiono il suicidio rituale giapponese.
Vengono seppelliti accanto alla tomba del loro signore.
La leggenda è raccontata nell’adattamento cinematografico intitolato “47 Ronin”, film del 2013 con Keanu Reeves, diretto da Carl Rinsch.
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Spesso la televisione ha rappresentato il samurai come un guerriero abile nel combattimento, forte, coraggioso ed invincibile. Era molto di più di tutto questo in realtà. Era soprattutto un uomo che vedeva nella spiritualità il modo per riuscire a migliorare se stesso.
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Alcune pellicole hanno ricreato gli epici combattimenti raccontando la società giapponese e la vita dei samurai.
Ricordo due film diretti del maestro Akira Kurosawa ed un terzo del regista Masaki Kobayashi:
“I sette samurai” (1954), “La sfida del samurai” (1961) e “Harakiri” (1962).
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“Harakiri” vinse il Premio speciale della giuria al Festival di Cannes nel 1963. Molte sequenze del film mostrano accuratamente ed in ogni dettaglio le dinamiche dei duelli che avvenivano tra i samurai.
Per molti un capolavoro del cinema.
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Nella pellicola intitolata “I sette samurai” un villaggio di contadini si vede costretto ad assoldare dei samurai per difendersi dalle continue angherie di un gruppo di briganti che vogliono saccheggiare i loro raccolti.
Celebre il remake western intitolato “I magnifici sette”, diretto dal regista John Sturges, del 1960. Il Bushido è sostituito da cactus, fagioli, scazzottate e pallottole. Presenti attoroni del calibro di Charles Bronson (C’era una volta il west, Quella sporca dozzina, Sole rosso, Il giustiziere della notte), Eli Wallach (Il buono, il brutto, il cattivo; I vincitori; La conquista del west), Steve McQueen (Lassù qualcuno mi ama, La grande fuga, Bullit, Papillon), James Coburn (Sciarada, Giù la testa, La croce di ferro, Pat Garrett e Billy kid) Yul Brynner (Karamazov, Il mondo dei robot, Gli avventurieri del pianeta Terra)… mica pizza e fichi !!!
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“La sfida del samurai”. Un samurai arriva in un villaggio dove due clan si combattono all’ultimo sangue. Riuscirà a metterli l’uno contro l’altro facendoli massacrare a vicenda.
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Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto (dal film “Per un pugno di dollari”).
“Per un pugno di dollari” del 1964 è una pellicola a basso budget. In una intervista di qualche anno fa il protagonista Clint Eastwood lo definisce un film umile, un remake di una storia di samurai giapponesi. Pellicola che però, come da lui ammesso nell’intervista, lo consacra attore di fama. Il giovane regista è invece Bob Robertson, che in realtà non è altro che lo pseudonimo di Sergio Leone. Quest’ultimo, considerato da molti “un animale cinematografico”, gira per ragioni economiche il film utilizzando gli stessi set e gli stessi costumi di un film considerato più importante: “Le pistole non discutono” di Mario Caiano. Già il titolo è tutto un programma. “Per un pugno di dollari” oscura completamente il film di Caiano, a detta di tutti un western senza infamia e senza lode.
Contro ogni aspettativa il film di Leone riscuote un grandissimo successo e viene proiettato anche all’estero. “Per un pugno di dollari” è la versione western del famoso film “La sfida del samurai” di Akira Kurosawa. E qui nasce la resa dei conti nel tipico stile samurai: Il regista nipponico accusa Leone di plagio minacciandolo di citarlo in tribunale. Il processo non ha luogo, ma Kurosawa viene risarcito ottenendo i diritti di distribuzione di “Per un pugno di dollari” in Giappone ed in altri paesi asiatici. Ne ricava un enorme successo commerciale.
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Il processo invece avviene tra Leone e la Jolly film, la casa di produzione.
“Fu una causa che andò avanti dieci anni, si risolse in un niente e io persi tutta la percentuale che avevo nel film per pagare le parcelle degli avvocati”.
(Da un’intervista a Sergio Leone)
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“L’ultimo samurai”, film diretto nel 2003 da Edward Zwick. Protagonista il celebre attore Tom Cruise.
Il protagonista, re di Scientology, Tom Cruise ci regala una eccellente interpretazione. Stranamente il film non è la solita americanata… viene dato il giusto approfondimento alla filosofia samurai, il Bushido. Paesaggi stupendi, costumi curati, recitazione impeccabile e colonna sonora indimenticabile fanno da cornice ad un film narrato con gusto ed intelligenza.
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Frasi “L’ultimo samurai”
- Il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata.
- Io morirò ucciso dalla spada. La mia o… quella dei nemici.
- Mi ha sorpreso che la parola samurai voglia dire: servire.
- Altezza, se mi ritenete vostro nemico, comandatemelo e io volentieri mi toglierò la vita.
- Non sono mai stato un frequentatore di chiese, e quello che ho visto sui campi di battaglia, mi ha spinto ad interrogarmi sui disegni di Dio.
- Tutti i soldati hanno incubi - Solo chi ha vergogna per quello che ha fatto
- Tu hai visto molto cose e non temi la morte, ma anzi qualche volte la desideri. Non è vero? Anche io. Capita a chi ha visto ciò che noi abbiamo visto. Allora vengo in questo luogo insieme ai miei antenati e mi torna un pensiero come questi germogli… stiamo tutti morendo. Riconoscere la vita in ogni respiro, in ogni tazza di tè e in ogni vita che togliamo… la via del guerriero. Questo è Bushido.
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Sembra che prima del combattimento il samurai ripetesse sempre queste parole:
“Eterna è la mia vita come lo è la mia morte. Non temo la morte né la vita”. Il guerriero si confrontava dunque sia con la paura della morte che con quella della vita.
Nel film intitolato “Dragon - La storia di Bruce Lee”, diretto da Rob Cohen nel 1993, l’attore Jason Scott Lee che interpreta Bruce Lee affronta come in un incubo un immaginario samurai. Sequenze oniriche che sembrano scongiurare la paura della vita e della morte… come nel caso del samurai.
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Samurai componibili della Res Plastic. Sorpresine ovetti kinder anni 80.
Presenti 4 varianti per copricapo, viso, torso, braccia, avambracci, gambe, gonnellino, fodero, katana
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Totale 112 combinazioni personaggi:
- 3 serie braccia e gambe colore grigio… torso colore oro, rosso e blu
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 3 serie braccia e gambe colore arancione scuro… torso colore oro, rosso e blu…
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 3 serie braccia e gambe colore azzurro… torso colore oro, rosso e blu
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 3 serie braccia e gambe colore giallo… torso colore oro, rosso e blu…
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 1 serie colore arancione chiaro braccia e gambe… torso colore oro…
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 1serie colore marrone scuro braccia e gambe… torso colore oro…
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 1 serie colore senape braccia e gambe… torso colore oro…
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 1 serie colore verde chiaro braccia e gambe… torso colore oro…
Copricapo, fodero e katana colore grigio
- 1 serie braccia e gambe colore rosso - verde - blu scuro- marrone chiaro… torso colore cromo…
Copricapo, fodero e katana colore nero
- 1 serie braccia e gambe colore rosso - verde - blu scuro - marrone chiaro… torso colore cromo… Copricapo colore cromo, fodero e katana colore nero
- 1 serie braccia e gambe colore rosso - verde - blu scuro - marrone chiaro… torso colore cromo
Copricapo, fodero e katana colore antracite.
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Posto qualche pezzo
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Sorpresine metallo, ovetti kinder inizio anni 80
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Scopo della maschera era quello di spaventare l’avversario durante il combattimento.
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Res Plastic monocolore, sorpresine ovetti kinder Ferrero, inizio anni 80.
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Frasi e aforismi sul samurai
- Veloce come il vento, tranquillo come una foresta, aggressivo come il fuoco, ed inamovibile come una montagna (detto samurai)
- Bisogna solcare il mare all’insaputa del cielo (I Trentatre Stratagemmi)
- Se ci si lancia senza forza, sette azioni su dieci non arrivano a conclusione (Yamamoto Tsunetomo)
- Per dare consigli, innanzitutto bisogna capire se l’altra persona è disposta ad accettarli (Bushido)
- Non ho imparato la via per vincere gli altri, ma per vincere me stesso (Bushido)
- Pensa a te stesso con leggerezza e al mondo con profondità (Miyamoto Musashi)
- E’ bene confrontarsi con le difficoltà in gioventù, perchè chi non ha mai sofferto non ha temprato completamente il suo carattere (Yamamoto Tsunetomo)
- L’aspetto spirituale del valore è evidenziato attraverso la compostezza, la serena presenza d’animo. La tranquillità è il coraggio a riposo (Inazo Nitobe)
- Non rovinare il piacere o la serenità di un’altra persona attraverso l’espressione della tua tristezza o del tuo dolore (detto samurai)
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Stuzzicadenti
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Direttamente dal leggendario mondo dei Masters of the Universe… Jitsu!!! L’ho sempre considerato un futuristico fantasy samurai.
All’epoca, assieme a Skeletor - Beast man e He-Man, era tra i miei personaggi preferiti… Me lo sognavo la notte.
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Il samurai, la sua filosofia di vita ed il suo codice di condotta, ha indubbiamente influenzato il Giappone moderno. Ritroviamo infatti valori come lealtà, coraggio, vendetta, senso di sacrificio e ricerca della giustizia nei giganteschi robottoni presenti in molti fumetti e cartoni animati nipponici. Attraverso gli eroi di metallo rimangono vivi, come se la tradizione culturale dell’antico guerriero giapponese continuasse a tramandarsi di generazione in generazione, principi morali ed etici del passato. E’ però palpabile la consapevolezza che il passato non può essere risvegliato nel presente.
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Altra interessante figura giapponese… LA GEISHA
Caratteristica figura del costume giapponese, non ha equivalenti in Occidente e solo grossolanamente la si è qualificata un’etera di lusso. La geisha il cui nome significa artista, è l’ornamento dei salotti giapponesi, esperta nel canto e nella danza, dicitrice di versi e poetessa conversatrice preziosa e raffinata. Alle geisha il costume concede la piena libertà dei sentimenti, ciò che ha favorito intorno a esse il fiorire delle più delicate storie d’amore giapponesi. I tempi moderni hanno fatto in parte declinare questo singolare personaggio.
(Dall’enciclopedia Utet)
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Geisha che lascia cadere il ventaglio. Pittura su kakemono del sec. XVIII.
(Genova, museo d’arte Orientale, Chiossone)
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Sorpresina ovetti kinder Ferrero inizio anni 80
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Sorpresine monocolore caffè Maurice, anni 70.
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Inizialmente ad intrattenere gli uomini d’affari dell’epoca, allietando feste e banchetti con canti e musiche, sono uomini truccati e travestiti da donne. Successivamente vengono sostituiti da figure femminili: le geishe. Il personaggio della geisha nasce nel periodo di Tokugawa (1600-1868). Sono affabili conversatrici, raffinate cantanti, eleganti ballerine, esperte cerimoniere nella pratica del servire il tè, artiste eccellenti nelle discipline della disposizione dei fiori e della calligrafia. Le geishe sono dunque dame di compagnia al servizio di uomini ricchi e di potere. Oggi la professione, tuttora ancora esistente, viene intrapresa intorno ai 15/16 anni. Un tempo il loro apprendistato aveva inizio all’età di 3/5 anni. Venivano definite mako, cioè “bambina che balla”.
Nell’immaginario collettivo sovente quello della geisha viene associato al mestiere della prostituta. In realtà è un’artista, libera ed indipendente. A creare questo malinteso è stato l’accostamento alla figura dell’oiran. Prostituta giapponese con il viso dipinto di bianco, che presenta pettinatura ed abiti simili a quelli della geisha. Oiran e geiha si possono distinguere osservando un dettaglio dell’abbigliamento: l’obi (cintura, fascia a fiocco applicata al kimono). La geisha lo indossa applicato alla schiena mentre l’orian, probabilmente per ragioni di praticità visto che per ragioni lavorative deve spogliarsi frequentemente, lo indossa posizionato all’altezza della vita.
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